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Alt-Minds

Alt-Minds

Transmediale. Multipiattaforma. Crossmediale. Queste sono alcune delle parole che si sentono pronunciare quando si assiste alla presentazione di quello che, a tratti, non sembra un videogame.

Gioco a videogiochi da ventiquattro anni. Credo di conoscere questo medium abbastanza bene, e non mi è mai capitato di non riuscire a definire un videogioco. Ci sono giochi complicati, magari difficili da battere o con regole complesse. Ma, anche quando il gioco è troppo difficile, riesco comunque a classificarlo in maniera paradigmatica. Questo è un puzzle-game, quello è un gioco sportivo, quest'altro è un horror-RTS con elementi RPG.

Alla Gamescom 2012, però, mi sono ricreduto. Avevo in programma di vedere un gioco chiamato Alt-Minds, di cui non sapevo assolutamente nulla. Sono stato accolto in una stanza spoglia, sterile. Solitamente in questi eventi gli sviluppatori si circondano di poster, gadget ed oggetti promozionali. Qui mi sembrava di stare nell'ufficio di un commercialista: un tavolo, cinque sedie, un computer e un paio di tablet.

Il PR ha iniziato subito con una lunga descrizione del suo prodotto: una app per iPad che consentiva di accedere a una lunga lista di informazioni. Assomigliava a un grosso aggregatore di notizie, una specie di Google News in cui comparivano aggiornamenti di ogni genere. Poco dopo mi viene mostrato un video: gli sviluppatori lo mettono in pausa, e con un effetto alla CSI ingrandiscono una parte e la mettono a fuoco, evidenziandone i dettagli. L'effetto è notevole, ma non ne capisco il senso.

Alt-Minds

Per i primi dieci minuti sto letteralmente brancolando nel buio. Non riesco assolutamente a capire di che diavolo stanno parlando. È un gioco? Un aggregatore di notizie? Un romanzo interattivo? Un programma di elaborazione grafica? Il gioco, inoltre, è prodotto dalla Orange (l'operatore telefonico francese), un aspetto che inspessisce ulteriormente i miei dubbi.

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"Se avete domande interrompetemi", dice uno dei due produttori del gioco. Di solito in questi casi me ne sto zitto, ma la mia perplessità era tale che l'ho bombardato di domande. Finalmente, le cose iniziano ad essere più chiare, e posso finalmente classificare Alt-Minds.

Alt-Minds

Gli sviluppatori lo chiamano "Interactive Thriller", una definizione che - volutamente - evita di utilizzare la parola "Game". Eppure, la componente ludica è presente nel gioco, sebbene in una maniera diversa da quanto ci si aspetterebbe. Normalmente, la trama di un videogioco è determinata sia dall'autore che dal giocatore: gli sviluppatori hanno deciso che Mario salverà la principessa, ma hanno concesso al giocatore la possibilità di farlo in diverse maniere (ad esempio, superando 32 livelli o utilizzando le Warp Zones). In Alt-Minds il giocatore non ha alcun controllo sulla trama: ogni giorno vengono presentati dei nuovi pezzi di storia che non possono essere in alcun modo influenzati dal giocatore.

Ogni pezzo di storia viene narrato attraverso l'invio di nuove informazioni, che possono avvenire sia attraverso l'apposita applicazione da scaricare sul proprio tablet, che attraverso mezzi insoliti (per il mondo dei videogame), tra cui e-mail e SMS. Ogni frammento di storia è accompagnato da una domanda. Il gioco consiste nel rispondere correttamente a questa domanda nel più breve tempo possibile, al fine di scalare una classifica online.

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La domanda, ovviamente, è riferita al frammento di storia inviato. Per rispondere, però, il giocatore si deve trasformare in investigatore e riuscire a recuperare le informazioni con ogni mezzo. O, meglio, con ogni medium. È qui che Alt-Minds diventa un gioco davvero unico: il giocatore, infatti, deve seguire alcuni indizi presenti nel testo o nei file in allegato (immagini o filmati), cercare le possibili risposte in Google, visitando siti o seguendo complessi link annidati.

Siete confusi? Io lo ero, per questo motivo ho chiesto agli sviluppatori di farmi un esempio. Mi hanno mostrato un frammento di storia in cui si vedeva un breve video. Nel video c'era un uomo, e la domanda del gioco chiedeva di indentificarlo. L'indizio più evidente era dato dalla targa di un'automobile, illeggibile. Fortunatamente, il software presente sul tablet ci concede di mettere a fuoco l'immagine e di riuscire a decifrarla: una rapida ricerca in Google, ed ecco comparire un sito internet in cui si parla di questa automobile. Ed è così che inizia la nostra avventura alla ricerca del sospetto.

Alt-Minds

Gli sviluppatori, in pratica, hanno costruito un lungo elenco di siti fasulli per contribuire alla riuscita del gioco. Ma non solo: in alcuni casi, le informazioni da ricercare sono vere e si recuperano su siti "veri". In altri casi, le informazioni sono state create per il gioco, ma si trovano su siti credibili. Ad esempio, ci è stato mostrato un video creato per il gioco ma inserito nelle pagine di una (vera) community universitaria. O, ancora, abbiamo letto articoli creati ad hoc per il gioco su rispettabili siti di informazione (tra cui l'Huffington Post).

Il progetto sembra colossale, e il giocatore è costantemente spinto a chiedersi se quello che sta leggendo è vero o si tratta di pura finzione. Confesso di avere avuto i brividi quando i produttori del gioco mi hanno chiesto "Secondo te questa informazione è vera o è falsa?", mostrandomi un articolo che spiega i risultati di una ricerca scientifica sulla possibilità di creare un mantello dell'invisibilità. È evidente che, dopo pochi minuti di Alt-Minds, realtà e finzione iniziando a confondersi in una maniera mai vista prima.

Alt-Minds

Il gioco, inoltre, è pensato per essere fruito con ogni mezzo e ovunque. Tablet, cellulare, computer consentono di seguire la vicenda in qualsiasi luogo, e di mettere alla prova le proprie abilità in continuazione. C'è un problema: se mi assento per un giorno, come faccio a seguire la storia? I produttori mi spiegano che è possibile mettere il gioco in pausa per alcuni giorni, e che ogni giornata si apre con un "previously on Alt-Minds", che permette ai giocatori di comprendere sempre a che punto si trova la vicenda. Alt-Minds, infatti, può essere seguito in maniera completamente passiva: chi non vuole giocare, infatti, può semplicemente godersi la storia.

Sono spiazzato. Mi gira la testa e ho la sensazione di non avere ancora compreso tutto. Alt-Minds è stato una vera sorpresa in questa Gamescom, ed è certamente uno dei giochi "sperimentali" che vorrò provare. Gli sviluppatori hanno assicurato che il gioco sarà aperto a tutti (anche ai non abbonati a Orange) e che sarà venduto a episodi settimanali, a un prezzo molto accessibile (circa 3 euro per episodio).

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La riuscita o meno di questo gioco, al momento, resta un mistero. Con un concept così difficile da spiegare, probabilmente non sarà facile conquistare grosse fette di pubblico. Ma Alt-Minds è qualcosa di così diverso, da potersi guadagnare un'importante nicchia in un mercato spesso che rischia poco e si ripete spesso.

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PREVIEW. Scritto da Lorenzo Mosna

Transmediale. Multipiattaforma. Crossmediale. Queste sono alcune delle parole che si sentono pronunciare quando si assiste alla presentazione di Alt-Minds.



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