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Fallout: New Vegas

Domani uscirà Fallout: New Vegas. I superpoteri conferitemi dalla lobby dei giornalisti videoludici mi ha permesso di metterci le mani la settimana scorsa. Inutile dire che per il profondo rispetto che provo sia per il gioco che per questo lavoro domani NON troverete una mia recensione del gioco su Gamereactor. New Vegas è un gioco immenso, e scrivere una recensione dopo cinque giorni di gioco sarebbe un delitto.

Inoltre ho firmato e spedito via fax un modulo in cui dichiaro di non recensire il gioco fino a domani sera, pena l'evirazione (credo).

Nulla però mi vieta di fornire le mie prime impressioni in merito al gioco. Dunque: la sensazione è che in Fallout: New Vegas ci sia molto più da fare che in Fallout 3. Tutto è più curato, a partire dai dialoghi, e la storia assume un valore completamente diverso. Fallout 3 era un pugno nello stomaco (e lo scriverò nella recensione), mentre New Vegas è un western post-apocalittico.

Sono convinto che il gioco piacerà molto agli americani, e riceverà ottime recensioni oltre oceano. Ho qualche dubbio, invece, sull'accoglienza europea del titolo. Tutto, a partire dalla colonna sonora country (obiettivamente più bruttina della colonna sonora di Fallout 3, che solo con Crazy He Calls Me e con Civilization vince l'oscar delle colonne sonore videoludiche più belle del decennio) fino alla nuova wasteland, meno waste e più land, richiama quel gusto tipicamente americano che a noi vecchi europei figli dei filosofi tedeschi suona ancora esotico.

Domani la verità. Per il momento posso dirvi: se vi è piaciuto Fallout 3, New Vegas va comprato. A occhi chiusi. Ma non aspettatevi "Fallout 4". Fallout: New Vegas è un gioco diverso. Molto diverso.

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