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Come uccidere Playsation Network

Playstation Network è offline da quasi una settimana, chiuso nella morsa degli hacker. Sony rilascia informazioni con il contagocce. E la comunità di giocatori si infuria.

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Sono ormai diversi giorni che Playstation Network è inaccessibile. Mentre scrivo quest'articolo, la mattina del 26 aprile, uno dei più importanti servizi online per i giocatori legato alla terza console casalinga più venduta di questa generazione risulta ancora "in manutenzione". Sony ha ammesso che dietro un down così prolungato c'è lo zampino degli hacker. Questi ultimi avevano annunciato che Sony avrebbe pagato le conseguenze della sua azione legale contro George Hotz, hacker reo di avere scoperto la vulnerabilità della console consentendo lo sviluppo di software capaci di inibire il controllo del software originale. Ovvero, giochi pirata sulla console più protetta di sempre.

Agli hacker questo genere di azioni legali proprio non va giù. Non c'è dubbio che Hotz abbia ridicolizzato Sony, svelando come in realtà il loro sistema non fosse poi così sicuro. Dall'altro lato ha consentito loro di correre ai ripari, aggiornando il dispositivo per proteggerlo contro future azioni di pirateria. Hotz, come molti hacker, non ha fatto altro che dimostrare l'inaffidabilità di un sistema di sicurezza. Quello che ne è conseguito, a mio avviso, non è "colpa di Hotz".

Come uccidere Playsation Network

Se io dimostro che un lucchetto per computer portatili può essere aperto con una penna bic (accadde con i famosi e costosi lucchetti Kryptonite) sto denunciando al mondo la vulnerabilità di un sistema di sicurezza. Se una seconda persona dopo di me utilizza questo sistema per portarsi a casa il laptop del vicino di scrivania, il colpevole del furto è il ladro, non chi ha svelato come aprire il lucchetto. Perlomeno dovrebbe essere così. Sony, anziché gestire la crisi, si è accanita sull'hacker probabilmente meno colpevole della vicenda, che ha svelato come superare le barriere di sicurezza di Playstation 3 senza però rilasciare dei software per portare a compimento atti di pirateria contro il diritto d'autore.

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Playstation, insomma, ha fallito due volte. Ha fallito nel proteggere la sua console. Ha fallito nel reagire contro chi ha messo in evidenza i loro errori. Un'azienda con la testa sulle spalle avrebbe ammesso i problemi e reclutato un team di hacker (o, addirittura, lo stesso Hotz) per risolverli. Al contrario, le uniche azioni compiute da Sony sono una causa in tribunale e lo spegnimento provvisorio del servizio PSN, a discapito di milioni di giocatori. Come dice ironicamente Hotz dal suo blog: "Chi assumerà Sony per la protezione della sua console NGP? Avvocati?".

Come uccidere Playsation Network

Ma veniamo al vero nodo gordiano della vicenda: la sospensione del servizio PSN. È assolutamente inconcepibile per un giocatore del 2011 restare senza un servizio online per più di 24 ore. Figuriamoci per l'intero week end di Pasqua, da Giovedì Santo fino al giorno dopo Pasquetta. Chi possiede una Playstation 3 non solo non ha potuto usufruire del gaming online, ma non ha potuto fare acquisti su PSN, scaricare nuovi giochi o demo, usufruire di tutte le funzionalità secondarie del sistema di home entertainment targato Sony. Niente condivisione dei trofei online. Niente funzionalità di social networking. Niente di niente.

Poco male, diranno i più positivi. D'altro canto il servizio PSN non si paga, contrariamente al costoso servizio gold di Xbox Live (circa 60 euro per un anno di abbonamento, promozioni escluse). Eppure stiamo parlando di una console che costa non meno di 260 euro, e sulla quale girano giochi solitamente venduti tra i 50 e i 60 euro. In particolare, ci sono giochi che vengono acquistati quasi esclusivamente per il servizio online (si pensi al recente Socom 4 o anche a Little Big Planet 2) che verosimilmente in questi giorni saranno rimasti sullo scaffale dei più appassionati.

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Ma quello che più sorprende è l'assoluta mancanza di scuse da parte di Sony, evidentemente ancora convinta che la colpa sia da imputare agli hacker e non al loro sistema di sicurezza evidentemente inefficiente.

Sony, dal blog italiano di Playstation, scrive: "Siamo consapevoli che determinate funzioni di PlayStation Network non sono attualmente disponibili. Torneremo a darti notizie quanto prima". Ringraziandoci per la pazienza e invitandoci a seguire gli sviluppi della vicenda su Twitter. Nemmeno un "ci scusiamo per il disguido". Solo un'ammissione di consapevolezza.

Come uccidere Playsation Network

Per la verità ieri, dopo cinque giorni di interruzione del servizio, Sony proprio da Twitter si è scusata per l'attesa. Scuse che evidentemente non bastano al vasto pubblico di utenti, che da Twitter si sfogano in tutte le lingue, incluse alcune bestemmie che solo noi italiani sappiamo colorire in modo così creativo.

Sony, casomai non fosse chiaro, in questa vicenda ha fatto una pessima figura. Non solo il suo sistema di sicurezza vulnerabile ci ha privato del servizio PSN per l'intero week end di Pasqua (già, secondo la mia opinione la colpa non è degli hacker ma dell'inefficienza di un sistema di sicurezza che, ricordiamo, deve proteggere anche i nostri dati personali tra cui le nostre carte di credito) ma la sua quasi assoluta mancanza di comunicazione non ha fatto altro che peggiorare l'immagine della società.

È proprio in questi momenti di crisi che si nota la forza di un'azienda. E, a quanto pare, Sony per il futuro non dovrà solo pensare a regalarci ottimi prodotti, ma anche a costruirci attorno un infrastruttura sufficientemente resistente. E, soprattutto, a coadiuvarla con una comunicazione puntuale e opportuna.

Il Playstation Blog non dev'essere solo una vetrina delle ultime novità dell'azienda, ma anche un forte strumento di comunicazione con il pubblico. Il fatto che la notizia della chiusura di PSN sul Playstation Blog non sia commentabile, dimostra quanto l'azienda debba ancora migliorare in questo frangente.

Mi auguro, e mi sento di dire "ci auguriamo", che Sony faccia tesoro di questa situazione, evitando di incolpare e magari trascinare in tribunale qualcuno che, in fondo, non ha fatto altro che mettere a nudo dei problemi che non dovrebbero sussistere. Non su di un network dove passano milioni di giocatori dietro cui si nascondono milioni di persone in carne ed ossa.



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