Pubblicato lo scorso anno su PC, Crypt of the Necrodancer ha debuttato su PlayStation 4 ai primi di febbraio, portando con sé un tocco ritmato mai visto in un gioco roguelike. Si tratta di un delizioso mash-up tra azione ritmica e un gioco permadeath hardcore, ed è probabilmente anche una delle esperienze più divertenti e massacranti a cui abbiamo mai giocato.
Come molti dei suoi "fratelli roguelike", Crypt of the Necrodancer è incredibilmente complicato, con diversi livelli di profondità che aspettano solo di essere scoperti non appena impariamo i suoi segreti, abbiamo fatto pratica, e alla fine riusciamo ad avere la meglio. Quasi sempre. Muovendosi lungo un dungeon pixelato e isometrico, i giocatori devono andare a tempo di musica, mentre tentano di aggirare i nemici e i pericoli presenti nell'ambiente circostante.
Ogni nemico che incontriamo sul nostro cammino è caratterizzato da un dato pattern particolare, e alcuni si rivelano estremamente pericolosi, in quanto ci troviamo a fronteggiare attacchi mortali senza fine. È tutta una questione di riuscire ad andare a tempo e premere quel dato tasto alla perfezione, evitando nel frattempo di essere colpiti e ottenendo items molto utili che, con un po' di fortuna, ci permetteranno di proseguire lungo questo arduo percorso con un po' più di facilità. Ma non illudetevi troppo.
Il giocatore non dispone di molta salute e la morte, come avrete facilmente intuito, è spesso in agguato. Per riuscire a sopravvivere il più a lungo possibile, è possibile usare degli item che troviamo nascosti in alcune casse disseminate per i vari dungeon o acquistandoli dai mercati. Le nuove armi offrono un miglior range o più danni, e abbiamo a disposizione anche un'utilissima selezione di incantesimi che aggiungono ulteriore varietà al vostro arsenale. Le armature assicurano un po' di protezione in più, gli incantesimi e il cibo rigenerano la salute, e potete anche raccogliere gemme che offrono effetti aggiuntivi per aiutarvi nel vostro percorso.
Ogni volta che si muore, bisogna iniziare daccapo (e capiterà con una certa regolarità, sappiatelo), ma vi è comunque un sistema di progressione. Troveremo diamanti in tutto il mondo, per terra o nascosti nelle pareti. Non appena ne avete raccolti un bel po' e la vostra borsa inizia ad implodere, potete spenderli per acquistare nuovi oggetti che compariranno in casse in futuri play-through, un modo che permette, seppur leggermente, di aumentare le vostre probabilità di sopravvivenza, almeno per un paio di round in più. Si rivela un bel sistema, che offre ricompense tangibili, e vi spinge a continuare anche se sopraffatti dalla difficoltà dell'esperienza.
Ci sono ulteriori oggetti da sbloccare oltre ai bottini che troveremo in futuro. Infatti, la quantità di contenuti sbloccabili è ammirevole, e dovremo tornare a giocare più e più volte prima di "platinare" l'esperienza e concluderla al 100%. È possibile usare i diamanti per sbloccare nuovi boss contro cui allenarsi, e il raggiungimento di determinati traguardi vi permetterà di sbloccare ulteriori aree di allenamento. È anche possibile sbloccare buff passivi che danno maggiore salute sin dalla partenza e aumentano la quantità di oro che i vostri avversari rilasciano, una volta morti. Ci sono tanti motivi per continuare a giocare, ma niente è più allettante di percorrere una sezione, battere il suo boss, e sbloccare il dungeon successivo.
Le diverse zone introducono nuovi ambienti e nemici, e il livello di difficoltà tende ad aumentare mano a mano che si procede. Anche la frequenza di rilascio dei diamanti aumenta, perché si inizia morire con maggiore frequenza e a malapena si riesce ad accedere alle aree successive. L'elevato tasso di difficoltà che caratterizza il genere non manca affatto qui, ma è stato sapientemente bilanciato rispetto ad un sistema di progressione più misurato, che premia la persistenza e la pratica altrettanto bene quanto un altro dei nostri roguelike preferiti in questa epoca post-Spelunky, Galak-Z: The Dimensional. Ma dove Galak-Z ci vede a bordo di una navicella ed esplorare lo spazio, Crypt of the Necrodancer torna in un ambiente più familiare per il genere.
La generazione procedurale dei livelli è solida, e possiamo ballare e scavarci il nostro percorso attraverso i muri e i cespugli, e nulla appare mal posizionato o fuori luogo. La grafica è simpatica, eccentrica, e, non ultimo, è espressiva. Riuscite a vedere esattamente ciò che fanno i vari oggetti, quando violiamo i muri con una pala (si inizia con un modello standard, ma se siete fortunati otterrete un aggiornamento che permette di spaccare le rocce più resistenti), i nemici sono facilmente identificabili, e tutte le informazioni visive necessarie sono segnalate in modo chiaro. È progettato in modo sublime, e imparerete i suoi segreti in modo graduale e con ritmo esperto.
In altre parole, è praticamente impossibile non innamorarsi di Crypt of the Necrodancer. La colonna sonora è spettacolare, e c'è anche la possibilità di aggiungere le proprie canzoni (almeno, questo è possibile nella versione PC che abbiamo giocato). È brutalmente difficile e dopo averci giocato non vorrete fare altro che lanciarvi in qualcosa di più semplice. E sebbene sia caratterizzato da un certo lore, chiunque sia alla ricerca di una trama ricca o di una storia autoriale, ne resterà deluso. Se tuttavia militate tra le fila degli appassionati del genere roguelike, non possiamo che raccomandarvelo. Negli ultimi dodici mesi, sono stati pubblicati Galak-Z, Downwell, Nuclear Throne, e molti altri ancora. Sembra proprio che questa sia l'età dell'oro del genere roguelike, e Crypt of the Necrodancer è sicuramente più che all'altezza di uno qualsiasi dei suoi illustri contemporanei.