Ci sono delle volte in cui hai dei dejà-vu. Momenti in cui ti sembra di avere già visto, sentito o vissuto qualcosa in passato. Questi momenti, magici e misteriosi, nell'arte - dal cinema alla musica e, naturalmente, nella videoludica - generalmente si associano a un'esperienza negativa. Il termine "dejà-vu" assume la sua connotazione letterale: già visto, dunque vecchio, stantio, ripetitivo. Ci sono delle volte, però, in cui questa parola anche in campo artistico è in grado di diventare positiva, dando senso ad alcuni aspetti altrimenti poco significativi.
Questo è quello che è avvenuto con Enslaved, l'ultima fatica di Ninja Tehory che sotto molti punti di vista prosegue quanto iniziato con Heavenly Sword. Il gioco a un primo sguardo si qualifica come un purissimo action-adventure. Niente di nuovo, dunque. Nessuna novità neppure nell'idea di fondo, che fa uso dell'iper-sfruttato concept del romanzo epico cinese "Viaggio in Occidente" (a cui, ricordiamo, si ispirano decine o forse centinaia di storie, tra le quali la saga di Dragon Ball). Eppure Enslaved da questo mix di elementi banali riesce a tirare fuori non pochi spunti interessanti.
La versione sulla quale abbiamo avuto la possibilità di mettere le mani mostra ancora i segni della fase attiva di sviluppo, nella quale molti elementi (uno su tutti: gli esenuanti tempi di caricamento) devono ancora essere rifiniti. Ciononostante potremmo dire che il gioco provato è perfettamente fruibile e in grado di mostrarci in anteprima quanto vedremo nella versione finale.
Il primo elemento interessante è dato dalla curiosa ambientazione. Si tratta di uno scenario post-apocalittico molto lontano dallo sterotipo del deserto nucleare già visto in giochi come Fallout 3. In questo mondo la natura ha preso il sopravvento rinverdendo i luoghi che un tempo erano coperti da asfalto e cemento. Gli straordinari panorami verdi e ricchi di vegetazione creano uno straordinario contrasto con i nemici, mech ipertecnologici pronti all'assalto. Per contro il protagonista Monkey per combattere fa uso principalmente di un'asta con la quale prendere a legnate i nemici: un'arma certamente spartana se paragonata alle armi sofisticate dei mech.
La stessa forma di contrasto si ritrova nei protagonisti della vicenda: Monkey è un uomo adulto, atletico, solitario, impavido e scontroso mentre Trip è una ragazza esile, titubante e socievole. Questo gioco dei contrari si riflette infine nella giocabilità, in grado di alternare intense sequenze d'azione a lunghe fasi esplorative e risoluzione di enigmi.
Il gioco si controlla con pochi semplici pulsanti. Per quanto concerne la versione 360, da noi testata, gli attacchi si portano a termine premendo i tasti X e Y, rispettivamente per effettuare un attacco normale o un attacco potente. Tenendo premuto X si effettua un attacco caricato, X + A genera un colpo che allontana i nemici (provvidenziale nelle situazioni più confuse) mentre X + B dà luogo a un attacco speciale. Al grilletto destro, infine, sono affidate le parate.
Il gameplay, pur rientrando nei canoni del puro action, non disdegna fasi pseudo-tattiche nelle quali è necessario selezionare accuratamente il nemico da affrontare per primo. Al contempo non mancano momenti in cui si gioca in copertura, affidando a Trip l'onere di distrarre i nemici lontani consentendoci di avvicinarli e dare loro quello che si meritano. Infine, come abbiamo detto, ben due terzi del gioco sono affidati all'esplorazione - poco noiosa grazie alle doti atletiche del protagonista, vagamente "Prince of Persiane" - e alla risoluzione di enigmi spesso determinanti.
Interessante anche la modalità nuvola di Monkey. Come il personaggio del romanzo epico cinese (e, di riflesso, come nelle varie incarnazioni di Son Goku), il protagonista di Enslaved può volare a bordo di una nuvoletta, per la verità qui molto più simile allo skateboard fluttuante di Ritorno al Futuro. Con questo particolare veiocolo è possibile volare a pelo d'acqua, aquistare grande velocità e raggiungere altezze altrimenti impossibili. Purtroppo la nuvola si attiva solo in determinati momenti del gioco, configurandosi più come un'aggiunta che come un vero strumento determinante ai fini dell'avventura.
Per quanto concerne la grafica il gioco, come abbiamo detto, ha ancora un determinato margine di sviluppo nel quale ci auguriamo si possano risolve gli ahinoi non pochi glitch presenti nella versione testata. In ogni caso il lavoro artistico alle spalle del videogioco (opera di un italiano, per inciso) è stupefacente: tinte a pastello in uno scenario apocalittico, giochi di luce a metà strada tra Caravaggio e un fumetto, perlomeno a detta dell'autore.
Infine la musica, completamente orchestrata, è stata realizzata da Nitin Sawhney, già conosciuto con Heavenly Sword che in Enslaved si è prodigato per dare alle musiche un tono a metà strada tra il futuristico e l'orientaleggiante. Impagabile.
Quando Enslaved raggiungerà gli scaffali il prossimo novembre probabilmente metteremo le mani su uno dei migliori action game dell'anno. A patto che tutti i problemi presenti in questa fase di sviluppo vengano ampiamente risolti. In caso contrario, la poca originalità del gameplay si farebbe sentire condannando probabilmente il gioco all'oblio. Nel frattempo evitiamo di pensare a questo - ulteriore - scenario apocalittico e appuntiamoci la data di uscita sul calendario.