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Ghostwire Tokyo

Ghostwire Tokyo - Anteprima

Abbiamo messo alla prova le prime ore della nuova esperienza horror di Tango Gameworks, che vanta una sua straordinaria identità.

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Lo ammetto. È da quando Ghostwire Tokyo è stato annunciato per la prima volta nel 2019 che non vedevo l'ora di metterlo alla prova. Un progetto diverso, quello dei Tango Gameworks, che sembra non avere nulla in comune con le due opere precedenti dello studio - The Evil Within e The Evil Within 2 - soprattutto perché appare intriso fino al midollo della mitologia e del folklore giapponese, abbandonando le atmosfere più occidentali dei suoi predecessori. Un prodotto che, già dalle prime ore, dimostra una sua identità molto forte e che preferisce battere percorsi differenti rispetto alla massiccia linearità dei giochi The Evil Within; una sensazione che mi ha accompagnato sin dai primi due capitoli, che ho avuto l'occasione di provare in anteprima per questo hands-on.

Nonostante sia una fan storica dei giochi di Shinji Mikami, ho preferito partire con aspettative trattenute nei confronti di Ghostwire Tokyo. E non perché non mi fidassi delle doti dello studio, tutt'altro; l'approccio più orientato all'open world e quella preliminare mancanza di informazioni sul gioco - forse perché abituata al giorno d'oggi al martellamento costante di nuovi giochi, con trailer su trailer, promesse su promesse - mi hanno fatto muovere con cautela. O più semplicemente, volevo godermi questa esperienza abbandonando per un attimo quella febbre dell'hype che al giorno d'oggi è il minimo comun denominatore di molti titoli di sviluppatori importanti. Aprirmi al gioco come una scoperta nuova, senza preconcetti, nel bene e nel male. E devo dire che questo approccio ha funzionato.

Ghostwire Tokyo

Scoperta ed esplorazione. Sono queste le basi su cui si fonda Ghostwire Tokyo e con cui, nei panni di un ragazzo di nome Akito, iniziamo il nostro viaggio nel cuore di Tokyo. Più precisamente a Shibuya, dove una fitta nebbia ha avvolto i cittadini, facendoli letteralmente sparire nel nulla. Per strada restano solo abiti abbandonati, resti di una vita mondana tra luci al neon, cartelloni pubblicitari invasivi e locali notturni con musica assordante. Un mondo, quello di Tokyo, dove tutto si è fermato all'improvviso, divorato dall'oscurità di queste mostruose creature che iniziano a vagare per la città, stagliandosi sullo sfondo. È spettacolare la scelta cromatica con cui questi esseri senza vita, simili a manichini, sono stati caratterizzati dai Tango Gameworks.

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La scelta del bianco e nero - ad eccezione di un paio di creature, che indossano un impermeabile giallo o portano con sé un ombrello rosso - che contrasta con i colori vivaci della Tokyo in notturna; il tutto amplificato da un uso eccezionale della luce, a partire dall'asfalto bagnato della metropoli, che crea un incredibile effetto di sospensione e di impalpabilità, quasi come se tutto fosse sospeso in un non-mondo. Ma Akito non è da solo: vittima di un incidente stradale - probabilmente causato da un autista sparito nel nulla, nel momento in cui la pericolosa nebbia è calata su Tokyo - il suo corpo viene posseduto da una misteriosa entità, chiamata KK.

Ghostwire TokyoGhostwire Tokyo

Inizialmente, tra i due non sembra scorrere buon sangue, anche per colpa del carattere ruvido dello stesso KK. Ma bastano pochi attimi prima che tra i due si crea una vera e propria connessione, e noi con loro. KK permette ad Akito di possedere alcune abilità magiche e spirituali che gli permettono non solo di attaccare queste disturbanti anime a suon di colpi di magia elementale, ma anche di sviluppare meglio i sensi e trovare oggetti o altro usando il suo potere spirituale. Se sei un appassionato completista e ami andare a caccia di collezionabili, la Tokyo di Ghostwire Tokyo diventa la tua isola felice. Ogni angolo e ogni anfratto nasconde un sacco di oggetti appartenenti alla mitologia nipponica, così come tanti frammenti di informazioni che ampliano la lore non solo del gioco, ma che danno dettagli succosi anche sul folklore del Paese.

Ma come avrai capito, i poteri di KK sono anche l'unico modo con cui Akito può combattere i mostri che vagano per la città. Come dicevo, ci sono diversi attacchi elementali che è possibile usare contro i nemici, ciascun con gesti ed effetti differenti, a seconda se vengono lanciati in rapida successione o caricati. Non mancano anche oggetti magici, come i talismani, che permettono di avere effetti devastanti sulle creature. Ghostwire Tokyo spazia dal classico uso delle armi/poteri, con un approccio più aggressivo, fino all'uso degli attacchi alle spalle in stealth. La scelta dei diversi stili dipende molto dalle situazioni che Akito si trova ad affrontare, e indubbiamente alleggerisce quel senso di monotonia che potrebbe emergere dopo una sessione di gioco più lunga. A rendere tutto ancora più appagante, è l'uso del controller DualSense qui è davvero ottimo, e funge perfettamente allo scopo: sebbene abbia inizialmente trovato un po' macchinoso l'uso della ruota degli attacchi, alla fine sono riuscita ad abituarmi con un certo automatismo, passando da un effetto all'altro senza problemi.

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Ghostwire Tokyo

Dicevamo del controller DualSense: a parte i controlli e ad un'eccellente integrazione del feedback tattile, una cosa che ho apprezzato molto è l'uso dell'altoparlante del dispositivo, che riproduce la voce di KK. È una piccolezza, ma che dà quel senso di spettralità all'esperienza che è davvero gustoso. Visto che siamo in tema, spenderei un paio di impressioni proprio al comparto audio: dalle prime ore di gioco, sembra che Ghostwire Tokyo vanti un sistema sonoro molto buono, in cui spicca la tecnologia 3D di PlayStation 5, rendendo l'esperienza davvero avvolgente - e spaventosa, se me lo chiedete.

Com'è, dunque, Ghostwire Tokyo? Dalle prime ore in compagnia dei due capitoli, sento crescere in me la voglia di andare avanti nella storia, esplorare a fondo il mondo di questa Tokyo spettrale e inaspettata in compagnia di questo dinamico duo. Nonostante un inizio un po' lento - ma necessario, per introdurre il giocatore al background del titolo, ma anche della complessa mitologia giapponese - il nuovo gioco di Tango Gameworks centra il punto per la sua capacità di muoversi in modo differente rispetto ai precedenti titoli dello studio. È un'esperienza che prende le distanze dal suo passato e che vuole immergere il giocatore nell'affascinante cultura spettrale giapponese con tutte le sue forze. E dopo queste prime ore, ci sono ottime possibilità di restare incollati a Ghostwire Tokyo ancora a lungo.

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