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Lollipop Chainsaw

Lollipop Chainsaw

15 giugno. Segnatevi questa data sul calendario, perché a partire da quel giorno faremo la conoscenza della cheerleader più carismatica di sempre. Motosega e lecca lecca alla mano, andiamo a caccia di zombie!

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Lollipop lollipop, oh lolli lolli lolii lollipop. "Pop". Dum dum dum dum... La canzone delle Chordettes risuona negli studi di Warner Bros alle porte di Milano quando, per la terza volta nel corso dell'ultimo anno, ci troviamo al cospetto del nuovo gioco di Grasshopper Manufacture, Lollipop Chainsaw.

Quando vedemmo il gioco per la prima volta, alla Gamescom dello scorso anno, ne restammo positivamente impressionati. Bisogna dire che, da quel momento, i produttori hanno fatto di tutto per tenere alta l'attenzione nei confronti di questo gioco, organizzando feste (vedi video più in basso), producendo bellissimi trailer e assumendo una cosplayer übergnocca per interpretare il ruolo di Juliet Starling nelle occasioni ufficiali. Dopo avere assistito a questa nuova presentazione del gioco, siamo convinti che il titolo avrebbe destato tutta questa attenzione anche senza grossi investimenti di marketing: Lollipop Chainsaw è, in poche parole, l'hack and slash più atteso di questa primavera.

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Quando Suda51 fa un gioco, sappiamo già dove si va a parare. Ultraviolenza, comicità e sesso. Di norma, però, i suoi personaggi sono dei maschi a metà strada tra un otaku e Fonzie, ma questa volta le cose saranno diverse.

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Juliet, la cheerleader protagonista dell'avventura, è un personaggio estremamente carismatico, con un background piuttosto interessante. Pur essendo la classica biondina sexy da liceo americano fidanzata con un giocatore di football, la sua famiglia è alquanto particolare: due sorelle, una più pazza dell'altra, e un padre più figo di Kurt Russel e James Dean messi assieme. La simpatica famiglia Starling, inoltre, nasconde un segreto: sono cacciatori di demoni.

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Quando un'epidemia zombie raggiunge la San Romero High School, Juliet decide di salvare i suoi compagni e il suo ragazzo, non prima di averlo decapitato mantenendo in vita la sua testa attraverso un incantesimo, il tutto per impedire la sua trasformazione in un morto che cammina.

La storia, nel bene e nel male, è tutta qui. Certo, esiste un supercattivo che ha causato i casini di cui ci dobbiamo occupare, ma nel complesso tutto è finalizzato a farci uccidere quanti più zombie possibili. Eppure, contrariamente a quanto accade di solito nei videogiochi, il gioco è stato ricamato sulla storia. Ovvero: Suda Goichi e James Gunn hanno lavorato per intere giornate in videoconferenza al fine di tracciare la trama che, in buona approssimazione, è stata la prima fase lavorativa del gioco. La cosa, come detto, si nota particolarmente nella caratterizzazione dei personaggi (boss inclusi), e in un prodigioso copione che ci bombarda di battute al vetriolo e di frasi fatte recitate straordinariamente bene, anche dagli zombie (insolitamente chiacchieroni).

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Oltre all'ottima recitazione, va segnalata naturalmente la musica. Il triumvirato celato dietro la creazione di questo gioco, infatti, include anche Akira Yamaoka che, pur essendo giapponese, ha fatto l'impossibile per ricreare l'atmosfera musicale da liceo americano. I boss del gioco, in particolare, sono legati a uno stile musicale: affrontiamo zombie punk, funk, hippy, metal, eccetera, e ognuno di questi scontri è accompagnato dalla versione "yamaokiana" del genere musicale corrispondente. Impagabile.

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Dietro a tutto questo stile, però, si cela un gioco che mescola un hack and slash purissimo a qualche idea davvero ben realizzata. Vediamo come.

Anzitutto, lo stile scelto da Suda e dal suo team si avvicina molto a quello dei fumetti americani degli anni Settanta. Le influenze si notano sin dai menù, che sembrano tratti da un albo della DC Comics, fino alle grafiche presenti nel gioco, più simili ad adesivi che ad una canonica interfaccia utente. Inoltre, il gioco ha un filtro grafico che crea una patina vecchia ma non logora e che pone in risalto i contorni dei personaggi e dei nemici presenti sullo schermo.

Riguardo al gameplay, le basi del gioco sono piuttosto semplici: si uccidono gli zombie a suon di calci e li si finiscono con la motosega. Ogni area visitata è dotata di un contatore, che indica quanti zombie sono ancora presenti. Quando il numero di zombie rimasti si riduce a zero è possibile proseguire. Il percorso è reso più semplice da una mappa circolare, presa in prestito direttamente dal precedente lavoro di Suda51: No More Heroes.

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Uccidendo gli zombie è possibile acquisire dei bonus, che si moltiplicano nel momento in cui si riescono ad eliminare più nemici in un colpo solo. Quest'ultima azione, in particolare, attiva una simpatica animazione da gustarsi.

La raccolta dei bonus consente di accedere a dei negozi disseminati lungo il percorso, i quali ci permettono di acquistare potenziamenti e sbloccare combo.

Oltre ad uccidere nemici, Juliet può scegliere di salvare i propri compagni, generalmente attorniati da qualche zombie. I compagni sono dotati di una barra di energia: se si eliminano tutti gli zombie prima che questa giunga a zero, il compagno è salvo e ci dà un grosso bonus. In caso contrario, egli si trasforma a sua volta in uno zombie più potente degli altri.

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Talvolta abbiamo a che fare con dei mini-boss, generalmente dei professori. Questi sono coriacei, e una volta uccisi possono essere aggiunti a una collezione. Tramite un menù possiamo leggere la loro storia, spesso infarcita con ogni genere di assurdità.

In alcuni casi, durante gli scontri si attivano dei QTE e/o dei minigiochi molto particolari. Abbiamo visto, ad esempio, una finisher per segare in due uno zombie a partire dalle sue parti più intime, fino a uno scontro sexy/macabro che coinvolgeva Juliet, un palo da lap dance, la sua motosega e un sacco di zombie disposti a cerchio.

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L'elemento più interessante della nostra preview è risultato essere lo scontro con il boss. A Colonia avevamo conosciuto Zed, lo zombie punk. Questa volta è toccato a Lewis Legend, lo zombie rockettaro.

Lo scontro è diviso in diverse fasi, in cui lo zombie subisce svariate trasformazioni. Dapprima, il cattivo è alla guida di un grosso chopper dal quale viene presto disarcionato. Successivamente, il mostro si trasforma in una specie di mammuth meccanico. In una terza fase al mammuth spuntano le ruote e dei bracci telescopici dotati di seghe circolari. Infine, il mostro diventa una enorme cassa toracica metallica.

Ogni fase richiede diversi approcci, e lo scontro è durato oltre 10 minuti anche nelle mani esperte dello sviluppatore presente all'evento. Crediamo che gli scontri con i boss saranno uno degli elementi vincenti di Lollipop Chainsaw, e non ci sorprenderebbe se includessero una modalità dedicata solo a queste battaglie, analogamente a quanto è avvenuto con No More Heroes nella versione per PS3.

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Non avevamo dubbi prima e non li abbiamo adesso. Lollipop Chainsaw è uno dei giochi che attendiamo di più. Nonostante la sua relativa semplicità, la follia di Grasshopper è impressa in ogni byte di questo videogame, e non vediamo l'ora di poter infilarci una minigonna, i pon pon e fare fuori qualche zombie scurrile. Oh yeah.

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RECENSIONE. Scritto da Lorenzo Mosna

Oops I did it again. La frase, recitata da Juliet quando viene sconfitta, sintetizza il lavoro fatto da Suda51 con Lollipop Chainsaw: ancora una volta, un vero elogio della semplicità.



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