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Tell Me Why

Tell Me Why

Un racconto autentico e doloroso che conferma il talento di Dontnod nella scrittura delle avventure grafiche a episodi.

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Scrivere storie importanti e tradurle in videogioco è una sfida sempre più complessa al giorno d'oggi. E non perché manchi il talento da parte degli studi di sviluppo, tutt'altro, ma perché le trame stesse dei giochi contemporanei vanno a toccare tematiche fino a oggi impensabili o poco battute, con la stessa cura e lo stesso carico emotivo visti in altri media. Lo abbiamo visto di recente con The Last of Us: Parte 2, ma anche con il nuovo gioco a episodi di Dontnod, Tell Me Why, di cui è probabile che tu abbia già letto la nostra recensione del primo episodio (e se non lo hai fatto, puoi darci un'occhiata qui).

L'ultima opera dello studio, in esclusiva per Xbox One e PC Windows, riesce a districarsi in modo abile e naturale in un intreccio che punta ad esplorare molti aspetti e temi della società contemporanea, che ancora stentano a trovare una rappresentazione appropriata senza dover necessariamente ricorrere a stereotipi. Questioni fondamentali come l'identità di genere, la malattia mentale o il profondo stato di abbandono in cui riversano i molti (troppi) esclusi della nostra società vengono affrontate in questo gioco con profondità e consapevolezza, un aspetto che rende Tell Me Why un prodotto videoludico davvero prezioso nello scenario entertainment contemporaneo.

C'è sempre più bisogno di raccontare storie come quella narrata dai Dontnod in Tell Me Why perché rappresentano un modo alternativo, ma necessario, per parlare di temi spesso messi in secondo piano dai media tradizionali. Non andremo nei dettagli specifici del plot perché si rischia di incorrere in sfortunati spoiler che potrebbero compromettere l'esperienza (davvero) travolgente del gioco. Ma ciò che è in grado di fare Dontnod in questa opera in tre parti è offrire un terrificante spaccato della vita di provincia e lo fa in un modo estremamente reale e autentico da turbare chi gioca. Dall'ossessione per le congreghe religiose ai piccoli sporchi segreti di una piccola comunità, passando per l'esclusione dei diversi se non per poi perdonarli o accoglierli solo per lavarsi la coscienza, Tell Me Why è un prodotto spietato sotto molti punti di vista, anche se prova a smorzare i suoi toni più cupi attraverso il forte legame dei due fratelli Ronan.

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Tell Me Why

L'unico sollievo che emerge da Tell Me Why è proprio il rapporto che i due gemelli, a lungo rimasti lontani, provano a ristabilire, pronti a (ri)scoprirsi a vicenda, Non è un percorso facile, in quanto ciascuno di loro porta con sé un bagaglio di sofferenze e incertezze che quella notte indimenticabile - quella in cui la loro mamma, Mary-Ann, muore - ha lasciato nelle loro anime. Sono stati lontani per troppo tempo, soprattutto in una fase cruciale della loro esistenza quale può essere l'adolescenza, quando carattere e personalità iniziano ad essere forgiati. Per riuscire a (ri)costruire quel rapporto (o quanto meno, provare a farlo), i Dontnod si affidano alla classica meccanica delle scelte - già vista nei giochi precedenti - ma che qui assume un valore ancora più forte, perché non si limita a far andare avanti la storia, ma si rivela anche utile per scoprire più a fondo le personalità dei due gemelli Ronan.

E c'è una cosa che Dontnod, da sempre molto abile nel costruire i suoi protagonisti, ha realizzato in modo impeccabile in Tell Me Why: evitare di ricorrere a rappresentazioni stereotipate o preconcette per i suoi personaggi. Non si punta mai al patetismo o al facile consenso, ma anzi lo studio prova ad andare a fondo nelle personalità dei suoi personaggi che - proprio perché normali - non hanno nulla di straordinario o inutilmente sopra le righe. Sono umani e, proprio per questa ragione, anche in diritto di risultare fragili, stronzi, e persino un po' noiosi alle volte. Nonostante la storia straordinaria che fa da sfondo alla vicenda, ciò che spicca in Tell Me Why è proprio l'attendibilità, per quanto dolorosa, che ritroviamo nel suo plot, nei suoi personaggi, nelle situazioni che racconta. È difficile non entrare in contatto profondo e in sintonia con i vari attori della storia, soprattutto quando alcuni oscuri segreti iniziano ad emergere.

Un altro aspetto che merita di Tell Me Why è l'uso attento della narrativa ambientale: vista la sua durata complessiva esigua (ogni episodio richiede circa 3-4 ore per essere completato), è consigliabile spendere del tempo per esplorare le varie stanze della casa dei fratelli Ronan o le varie aree che fanno da background alle diverse sezioni del gioco. Oltre ad alcuni Easter Egg sfiziosi a giochi precedenti dei Dontnod, l'esplorazione si rivela davvero molto utile per scoprire ulteriori dettagli sul passato dei fratelli, ma anche della mamma Mary-Ann (nonché di tutti gli amici/conoscenti che gravitano attorno alla vicenda).

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Insomma, da un punto di vista puramente narrativo, il nuovo lavoro dei Dontnod funziona alla perfezione, e a nostro avviso anche in modo più sensato rispetto, ad esempio, a Life is Strange 2 che, da uno nostro personalissimo punto di vista, resta ad oggi uno dei lavori più deboli dello studio. Abbiamo apprezzato molto anche la formula in tre episodi, simile a quella delle mini-serie TV, in quanto concentra nel modo giusto i contenuti dell'esperienza, senza il rischio di diluire troppo o allungare il brodo in alcune situazioni. Il ritmo, per quanto lento in alcuni punti, è sempre gestito nel modo giusto e non si incorre mai in quei momenti noiosi che attanagliavano alcuni dei momenti "filler" di altri giochi dello studio.

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Da un punto di vista più strettamente tecnico, Tell Me Why rappresenta un buon passo avanti rispetto alle produzioni più recenti dei Dontnod. Non ci siamo mai imbattuti in errori o cali di framerate, ma anzi il gioco si rivela piuttosto fluido. In termini artistici, Tell Me Why continua sulla strada iniziata da Life in Strange, ma soprattutto in Vampyr, prediligendo tuttavia uno stile più realistico, sotto certi aspetti, abbandonando quello più "ad acquarello" e grezzo visto a più riprese nei primi LiS - che è quello che noi preferivamo, ad essere sinceri. Tuttavia, leggiamo questa scelta di adottare un approccio visivo più vicino alla realtà proprio come un modo per avvicinarsi maggiormente alle tematiche che il titolo vuole raccontare, in cui anche la componente soprannaturale vista nei primi giochi è meno presente o, quanto meno, di minore impatto all'interno della vicenda.

Lo stesso "potere" posseduto dai fratelli Ronan, che permette loro di rivivere alcuni ricordi e fasi determinanti prima della morte della madre, è in realtà un non-potere, in quanto è maggiormente riconducibile ad un modo per il loro subconscio di venire a galla. C'è una differenza importante tra quello che i due gemelli ricordano e ciò che vogliono ricordare e, come vedrai, sarà anche un punto di svolta fondamentale per il finale dell'intero gioco. Per questo, come dicevamo, diventa fondamentale perlustrare da cima a fondo ogni ambiente di gioco, in quanto ogni più piccolo indizio rivela retroscena importanti che condurranno alla conclusione e alla scelta conclusiva dell'ultimo atto.

Tell Me Why si conferma indubbiamente uno dei prodotti più maturi sfornati dai Dontnod. Sia a livello di tematiche analizzate sia a livello puramente narrativo, lo studio francese confeziona un'opera che compie importanti passi in avanti rispetto al passato, pur mantenendo inalterati alcuni capisaldi che hanno reso gli sviluppatori così popolari nel genere delle avventure grafiche a episodi. L'unica vera critica che ci sentiamo di muovere, ora che abbiamo concluso l'esperienza, è nei confronti di un comparto musicale non all'altezza dei titoli passati, dove la colonna sonora fungeva quasi da altra grande protagonista all'interno del gioco, mentre qui passa completamente in secondo piano. Abbiamo, tuttavia, apprezzato molto questa formula più sintetica in tre episodi, che permette al giocatore di focalizzarsi meglio sulla storia e sui suoi protagonisti, senza inutili riempitivi. Perché, in fin dei conti, è questo l'essenziale che conta davvero in produzioni di genere.

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08 Gamereactor Italia
8 / 10
+
Una struttura narrativa molto solida e ben scritta; Personaggi autentici; La formula in tre episodi funziona; Buono stile artistico.
-
Una colonna sonora non altrettanto "protagonista" come nei precedenti giochi; Qualche piccolo errore nella localizzazione.
overall score
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RECENSIONE. Scritto da Fabrizia Malgieri

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