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Wolfenstein: The New Order

Wolfenstein: The New Order - Hands-On

Machine Games sa come realizzare cutscene che catturano l'attenzione.

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Nel giro di due ore nel nostro hands-on, gli ex sviluppatori di Darkness e di Riddick non ce ne offrono meno di quattro di queste. Tre sono una visione decisamente disagevole: la macellazione e la tortura brutalmente offerti non fanno altro che farci contorcere il nostro stomaco.

E' uno dei ricordi che ci ha segnato maggiormente durante la nostra esperienza in compagnia del gioco, ma non è l'unico aspetto più importante. Per quanto le storie raccontate dal team nei capitoli precedenti fossero brillanti, le sparatorie erano comunque decenti e competenti, senza il "pugno" dei lavori degli altri sviluppatori.

The New Order sembra come se id Software continuasse a riesaminare e ad incoraggiare il suo lavoro per tutto il tempo. Il combattimento è carnale, le pistole hanno un certo peso. Avrete bisogno di abbassare il volume per evitare che le vostre orecchie continuino a soffiare durante queste tempeste di proiettili.

La resurrezione dello studio del nonno del genere FPS aveva in precedenza catturato la nostra curiosità. Ora ha tutta la nostra attenzione.

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Wolfenstein: The New Order

Sembra una pura ostilità da film d'azione degli anni '80, ma che si trova nello scenario contorto di un film di guerra. Abbiamo un eroe con la mascella à la Schwarzenegger, che borbotta frasi in stile Stallone e raramente toglie il dito dal grilletto. Abbiamo un cattivo sgradevole, e un'attiva classificazione 18+ in vista delle pesanti dosi di continua violenza.

Abbiamo attraversato pallottole e paesaggi per due ore filate, durante l'apertura del gioco (uno sbarco in Normandia "alternativo" e fantascientifico, ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale), conclusasi nei pressi dell'inizio del nostro viaggio per tutta Europa in un futuro alternativo, in cui la Germania ha vinto la guerra.

Vediamo tutto attraverso gli occhi di BJ Blazkowicz, ferito al culmine dei tentativi del suo squadrone a fronteggiare il Terzo Reich, e che trascorre la maggior parte dei successivi quindici anni ricoverato in ospedale, come un invalido che vede il passare degli anni, fino a quando la minaccia di morte non lo desta dal suo torpore, e si ricongiunge ad una guerra già persa nella speranza di vendicarsi

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Successivamente al prologo, con un tutorial in cui siamo a bordo di un aereo bombardiere e sopravviviamo al suo atterraggio di fortuna in mezzo a un attacco sul mare, Wolfenstein frammenta la linearità di uno shooter corridore attraverso una manciata di percorsi e una scelta di strategie di attacco. Se queste possono essere divise solo tra attacco frontale o stealth, i percorsi rappresentano più di una rotta alternativa, e tali aspetti sono ancora una volta due aggiunte gradite.

Wolfenstein: The New Order

E non sono scelte da prendere con leggerezza. Wolfenstein permette di scoprire molte cose da soli. Non abbiamo nessun tutorial eterno su come effettuare takedown o mosse, non servono più di cinque minuti per capire cosa hanno in serbo per noi i vari sottomenu. E' solo nei nostri ultimi quindici minuti che scopriamo un sistema di "perk" ben nascosto nei menu, oltre a sfide che si applicano a diversi stili di gioco e che vi ricompenseranno con maggiori competenze aggiuntive. Non siamo di fronte ad uno sparatutto "tutto muscoli e niente cervello": eppure Machine Games non enfatizza queste distinzioni.

Le armi più grandi e migliori possono essere ottenute rapidamente (alcune in varietà a due mani), ma le pallottole restano poche. Non è consigliabile girare senza meta in Wolfenstein. Nel prologo, mentre ci facciamo strada attraverso le trincee e nei corridoi della base nemica, recuperiamo come aspirapolveri i rifornimenti e le munizioni dai cadaveri crivellati di pallottole e riusciamo sempre a restare un gradino sopra il caricatore vuoto. Ma ci sono due punti distinti nelle sezioni successive - entrambi possono essere considerati incontri con dei mini-boss - in cui restare a secco di munizioni diventa una frustrazione.

Nonostante ciò, l'azione risulta abbastanza piacevole, mentre ricarichiamo felicemente e riproviamo (e questa è la difficoltà media, una delle cinque che il gioco offre). Rintracciamo sufficiente varietà nel gameplay e nei luoghi, che già non vediamo l'ora di sapere cosa arriverà successivamente..

L'unico elemento sconcertante è il tono della storia. Il gioco sembra un film d'azione degli anni '80, piuttosto che un'opera seria basata sulla guerra. Le motivazioni che muovono Blazkowicz risultano più psicopatiche che patriottiche, le sue frasi appaiono meno ironicamente divertenti, quanto più inquietanti e folli.

E' possibile che Games Machine abbia scelto questo tono indistinto intenzionalmente, forse un terzo atto rivelerà qualcosa di più sul personaggio e sulle sue motivazioni. Ci auguriamo di sì, perché al momento ci piace senza dubbio l'azione, ma non l'uomo che tiene premuto il grilletto. Restiamo in attesa di vedere se ne sapremo qualcosa di più su questo eroe di guerra, qualcosa di più rispetto a quanto lo sviluppatore ci ha mostrato finora.

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